La Fiera di Cagliari dopo 70 anni si arrende e chiude per sempre

La Fiera di Cagliari chiude i battenti e va in soffitta  dopo 70 anni. Quest’anno dopo tante edizioni per Sant’Efisio non ci sarà  più il pienone nell’esposizione perché i cancelli saranno ermeticamente chiusi. La sua decadenza era diventata inarrestabile nell’ultimo decennio sino a portarla oggi a rinunciare all’apertura anche come centro di varie manifestazioni come aveva fatto negli ultimi anni.

 di Sergio Atzeni

 La Fiera Internazionale della Sardegna di Cagliari dopo aver aperto ininterrottamente dal 1949 a   oggi,  al suo  70°   compleanno chiude per sempre, almeno come l’abbiamo sempre conosciuta cioè  come Fiera Campionaria.  Negli ultimi due anni, nel tentativo di salvarla,   le avevano fatto  cambiar   pelle ridimensionandosi  a  luogo aperto  per varie manifestazioni.

Dietro la sua crisi ci sono sicuramente delle gravi responsabilità perché non si è pensato a un suo svecchiamento e per decenni si è vissuto sugli allori e  sull’onda dei prezzi altissimi degli stand grazie alle richieste allora sempre crescenti di spazi espositivi. Poi, anno dopo anno, quell’esposizione “internazionale” nel nome è diventata una fiera di panini, come ormai veniva definita, e si reggeva grazie ad altre rassegne organizzate durante tutto l’anno che servivano solo a limitare il passivo dell’Ente.

 La sua decadenza è diventata inarrestabile nell’ultimo decennio senza peraltro che qualcuno si impegnasse a una sua moderna trasformazione arrivando così a cancellarla  come “esposizione internazionale” mentre, negli ultimi anni,   solo alcuni temerari avevano avuto il coraggio  di  tentare la vendita dei loro prodotti.

 La Fiera di Cagliari, come tutti l’abbiamo conosciuta, sarà dunque sepolta, e nella giornata  di Sant’Efisio le sue  porte saranno  ermeticamente chiuse  cancellando definitivamente una tradizione e  una esposizione internazionale che tanto ha dato a Cagliari e  alla Sardegna.

 La Rassegna fieristica aveva mosso i primi passi all’indomani della 2a guerra mondiale quando Cagliari è la Sardegna tentavano di risollevarsi dalle distruzioni belliche e di sconfiggere la grande crisi economica che ne era seguita.

Questa è la sua storia:

Agli inizi del 1949, Cagliari cercava faticosamente di rimarginare le dure ferite della guerra. Il consiglio comunale discuteva il piano di costruzione di case popolari ed il pericolo di crisi minacciava la Giunta presieduta dall’avvocato Crespellani osteggiato dalla opposizione che non gradiva i criteri di assegnazione degli alloggi.
I generi alimentari erano razionati e prelevabili solo su prenotazione e dietro esibizione della tessera annonaria, il lavoro mancava completamente ed era iniziata l’emigrazione di massa per avere almeno la speranza in un futuro migliore.

In questo contesto, per spronare l’asfittica economia isolana, la Camera di Commercio decise di organizzare, dal 22 Gennaio al 6 Febbraio di quel 1949, la prima fiera Campionaria della Sardegna, che venne pubblicizzata il 5 Gennaio sull’Unione Sarda.
La sede prescelta per la rassegna era la passeggiata coperta e l’area all’aperto adiacente, posta all’inizio del viale Regina Elena, dove era prevista la costruzione, con tubi d’acciaio, di un’ampia arcata dall’altezza di sette metri che doveva costituire l’ingresso monumentale.

Gli stands, creati per l’occasione, dovevano essere dislocati nella zona all’aperto opportunamente protetta e dentro la passeggiata dove, in un apposito spazio, erano anche previste delle feste mondane, rassegne, concerti, incontri culturali e artistici.
Il sei Gennaio, sempre sull‘Unione Sarda, fu pubblicata una comunicazione dal significato campanilistico: “L’UNICA, LA VERA, LA SOLA FIERA CAMPIONARIA DI SARDEGNA, AD IGLESIAS AD OTTOBRE ”.

A questo comunicato seguì una polemica, da parte del comitato organizzatore iglesiente, contro le autorità che avevano rilasciato la concessione alla nascente fiera cagliaritana creando un dualismo che avrebbe danneggiato, non solo gli espositori, ma la debole economia locale.
Nonostante le dispute, i preparativi per l’allestimento della fiera, continuarono sotto la guida di una squadra tecnica guidata dal sig. Lobefaro che coordinava i lavori facendo in modo che, come dichiarò la direzione, “ Non venissero pregiudicate le esigenze artistiche, a cui non si poteva derogare, data la impostazione estetica della rassegna ”.

Le adesioni arrivarono numerose e non solo dalla Sardegna e gli spazi a disposizione furono tutti occupati.  Alle 16,30 del 22 Gennaio, l’Alto Commissario per la Sardegna, gen. Pinna, tagliò il tradizionale nastro tricolore al quale seguì uno squillo di trombe, un suono di sirene e l’esecuzione dell’inno nazionale.
L’afflusso dei visitatori iniziò massiccio anche grazie a speciali tariffe ferroviarie e alle comitive di studenti che usufruivano di sconti particolari, dopo quattro giorni si registravano 16 mila persone e cento milioni di volume di affari.

Uno sciopero generale, scoppiato improvvisamente, fece mancare l’energia elettrica per alcuni giorni ed il comitato organizzatore decise di prorogare la chiusura della fiera al 13 Febbraio. Il giorno prima della conclusione della rassegna, Antonio Segni ministro dell’agricoltura, visitò l’esposizione dichiarando: “Mi ha fatto piacere apprendere che molte macchine agricole sono state acquistate dai nostri agricoltori i quali, se hanno mezzi tecnici moderni, non sono secondi a nessuno”.

Durante un banchetto dopo la chiusura della fiera, gli espositori evidentemente soddisfatti per gli affari, ringraziarono pubblicamente gli organizzatori e specialmente il dottor Puddu direttore della Camera di Commercio, Gilberto Gilberti e Giuseppe Lobefaro, rispettivamente direttore artistico e direttore tecnico della rassegna.

 

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