Oggi è la Festa del Lavoro, per i tanti disoccupati un giorno triste  

Ormai da decenni l’isola  soffre di un male che sembra incurabile: la disoccupazione. Praticamente dal momento della creazione della Regione Autonoma nel 1948  le varie giunte regionali hanno messo al primo punto del programma il problema della disoccupazione ma sono passati i decenni e quel problema è sempre lì irrisolto.

di Sergio Atzeni

Oggi è la Festa del Lavoro, praticamente per coloro che una occupazione ce l’hanno. I tanti invece che, in Sardegna ma anche nel  sud Italia,  sono disoccupati hanno poco da festeggiare.

Ormai da decenni l’isola  soffre di un male che sembra incurabile: la disoccupazione appunto.

Praticamente dal momento della creazione della Regione Autonoma, nel 1948,   le varie giunte regionali hanno messo al primo punto del programma il problema della disoccupazione ma sono passati i decenni e quel problema è sempre lì irrisolto.

Oggi, contrariamente a tanti anni fa, in molti hanno tanto di istruzione e tanto di  lauree ma i posti di lavoro sono  ancora pochi e inaccessibili per cui emigrazione e sempre dietro l’angolo per tanti giovani.

Nell’ultimo decennio anzi il problema si è aggravato, oltre che la crisi economica recente, anche per la mancanza di ricambio nelle  pubbliche amministrazione e quindi  l’assenza di concorsi. Come risultato la disoccupazione nell’isola tocca oggi il 15,4 percento contro il 10,6 in Italia e il 6,9 in Europa.

Sono falliti in Sardegna  tutti i tentativi di industrializzazione che avrebbero dovuto creare posti di lavoro stabili, tanto denaro pubblico è stato investito invano perché le zone industriali come Ottana, Fiume Santo, tutto il territorio del Sulcis,  Macomer,  per fare alcuni nomi, oggi  sono delle cattedrali nel deserto con migliaia di operai in cassa integrazione e migliaia con scaduta ogni protezione sociale.

In crisi  l’Edilizia  e  il commercio dove decine di  negozi chiudono ogni giorno, scomparso quasi artigianato,   in crisi profonda anche  agricoltura  e pastorizia l’unico settore dunque  su cui puntare e in crescita sembra  sia il turismo.

Però questo  settore nell’isola è ancora poco sfruttato e, al momento,  altamente stagionale e poi deve fare i conti con concorrenti agguerriti che si chiamano Baleari, Malta, isole Greche e adesso anche Croazia e Albania, Tunisia, Egitto  dove i prezzi sono più  bassi dell’isola  e i servizi sempre in miglioramento.

Allora bisognerebbe  puntare,  secondo alcuni, sul turismo anche recependo le esperienze delle Baleari  per esempio  con i loro 42 milioni passeggeri transitati nel 2018  nei 3 aeroporti  contro gli 8 milioni e mezzo transitati in quelli sardi.

Un motivo ci deve essere che un piccolo arcipelago come quello spagnolo, un quinto della Sardegna, con beni  archeologici e  ambientali  sicuramente inferiori  abbia un   movimento passeggeri 5 volte superiore a quello della nostra isola.

Molti dicono che la fortuna delle isole spagnole, inseriamo anche le Canarie, che nonostante siano lontane,  vantano  43,5 milioni di passeggeri in transito,  e da ricercare nei servizi  con ristoranti, locali per giovani, discoteche, organizzazione di eventi concentrati nel luoghi strategici  che attirano giovani e loro genitori sopperendo alla mancanza di beni archeologici e ambientali che invece  possiede la Sardegna.

Allora,  per fare un esempio, Cagliari  con la sua grande spiaggia e il turismo sempre crescente schiera i  baretti lungo il litorale che per fortuna  forniscono almeno  dei servizi ma non  bastano certo mentre un Ippodromo che occupa  oltre 20 ettari  e lì come monumento dell’inutilità e per questo  dovrebbe essere trasformato subito in  un centro per fornire servizi per il turismo.  Come detto, le spiagge anche se bellissime da sole non bastano per attirare  i turisti tutto l’anno perché è altro che cercano sopratutto  per gli intrattenimenti  serali.

Le Canarie  non hanno spiagge ma coste vulcaniche, l’isola di Maiorca sopperisce alla mancanza di spiagge e beni storici archeologici di rilievo, all’infuori di bellissime grotte,  con  servizi per giovani e  meno giovani e con la città i cui i locali praticamente sono aperti h24. Anche l’isola d Malta nonostante sia ben 80 volte più piccola della Sardegna e non abbia praticamente spiagge sabbiose ma solo insenature con  scogli, segna oltre 6 milioni e mezzo di passeggeri nel suo aeroporto, ma ogni suo centro ha una vita notturna intensa con locali di tutti i generi che attirano giovani con a seguito i genitori e fanno vivere di turismo quell’isola tutto l’anno.

Allora i nuovi amministratori della Regione Sardegna, o le amministrazioni locali,    non devono far altro che imitare quello che gli altri fanno, cioè dare servizi rispettando l’ambiente cosi avremmo il turismo tutto l’anno e si creerebbero  tanti posti di lavoro come succede ormai dappertutto.

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