Quando interi paesi sardi venivano assaltati (Bardane)

Lo stato tenta di arginare quella che sta diventando una vera guerra e con numerosi rastrellamenti ottiene incoraggianti risultati tra il 1892 e il 1899 quando vengono catturati decine di latitanti e loro fiancheggiatori

 di Sergio Atzeni

Gli assalti a molti paesi (bardanare) da parte di gruppi organizzati e numerosi di delinquenti diventano una normalità così come accade a Tortolì nel 1894 e a Meana nel 1897, che rimangono in mano ai banditi per diverse ore con le conseguenze immaginabili sulla popolazione e sui loro averi.

Lo stato tenta di arginare quella che sta diventando una vera guerra e con numerosi rastrellamenti ottiene incoraggianti risultati tra il 1892 e il 1899 quando vengono catturati decine di latitanti e loro fiancheggiatori oltre molti parenti accusati di favoreggiamento: una strategia nuova che tende a isolare i malviventi e che inizia a dare i suoi frutti.

Nella Barbagia di Seulo, nel 1899, ben 150 carabinieri e 60 militari snidano una banda temibile uccidendo 4 latitanti, i fratelli Giacomo ed Elia Serra Sanna, Salvatore Pau e Tomaso Virdis, mentre il pericoloso delinquente Giuseppe Lovicu riesce a fuggire rimandando la sua fine al 1901 quando cadrà sotto il fuoco dei carabinieri.

Queste campagne costano alle forze dell’ordine 20 morti e decine di feriti ma ottengono un risultato mai prima raggiunto: le bande private dei loro capi  e ridotte nel numero,  si disperdono momentaneamente in quanto  braccate e senza rifornimenti.

Calo momentaneo della  delinquenza. Nel primo decennio del ‘900 il banditismo sembra ridimensionarsi, le campagne e i paesi dell’interno godono di una inusuale pace, i reati sono rari e solo il furto del bestiame continua con un ritmo sostenuto, ma la solita crisi economica legata al crollo dei prezzi di alcuni prodotti che vengono esportati come il latte e la carne,  favorisce una ripresa del fenomeno che però non raggiunge l’intensità dell’ultimo ‘800.

La prima guerra mondiale, a causa dell’arruolamento in massa  dei giovani, contribuisce all’isolamento dei latitanti che non possono contare su nuove leve o sul malcontento giovanile che ha altri problemi dietro le trincee, il fenomeno subisce così un arresto contingente destinato e ridestarsi alla fine del conflitto per le difficoltà della moltitudine di ex combattenti che è alle prese con una forte crisi economica e con la assoluta mancanza di lavoro.

Lotta del fascismo al banditismo.  Il fascismo, appena si consolida al potere, cerca di risolvere la piaga della delinquenza sarda, che si trascina oramai nei secoli e decide, nel 1926, di istituire la nuova provincia di Nuoro, con il chiaro intento di esercitare un controllo nel territorio.

Centinaia di militari presidiano e rastrellano tutta la zona calda e i conflitti diventano ordinaria amministrazione a  Mamoiada, Ottana e Benetutti avvengono le sparatorie più significative dove cadono decine di latitanti e decine vengono catturati mentre altri si arrendono, cade tra gli altri il noto criminale Samuele Stocchino.

Un’opera capillare di prevenzione porta alla cattura di centinaia di sospetti che si ritengono fiancheggiatori dei latitanti, mentre i processi sono ora più rapidi e numerosi banditi vengono fucilati inducendo molti colleghi ad arrendersi prima di fare la stessa fine: per la prima volta i latitanti optano per un giusto processo con la loro presenza che ritengono più vantaggioso rispetto al giudizio in contumacia.

Gli indubbi successi delle forze dell’ordine non eliminano il fenomeno ma lo riducono sensibilmente, negli anni ’30 gli omicidi nel nuorese  hanno una media di 10 all’anno, nulla in confronto dei centinaia del ‘800, ma un crimine efferato come il sequestro di persona riemerge nel 1933 quando viene sequestrata la figlia in tenera età del podestà di Bono che sarà ritrovata uccisa.

Qualcuno parlava di briganti signori e di “balentia” che impediva, per un codice non scritto ma rispettato, di toccare donne, bambini e stranieri: solo favole perché la delinquenza sarda, nonostante le cause sociali che l’hanno determinata, si è mostrata sempre efferata e criminale non rispettando niente e nessuno pur di raggiungere i propri luridi scopi.

La piaga delle faide. Il governo non sottovalutò quel pericoloso segnale di recrudescenza e aumentò notevolmente le taglie sui latitanti inviando nuovi contingenti di militari per controllare quotidianamente i territori a rischio, sono i furti di bestiame che diventarono la piaga del momento, pericolosi perché colpirono i poveracci e li costringono a improvvisarsi investigatori arrivando a farsi giustizia da sé, rubando a loro volta i capi del presunto colpevole.

Nascono nuove rivalità tra famiglie di uno stesso paese (faide) che si trascineranno nel tempo e costeranno decine di morti in una catena inarrestabile che ancora oggi mostra le conseguenze.

Ancora una volta lo scoppio della  guerra (seconda conflitto mondiale) porta il banditismo a una pausa forzata,  ma alla sua conclusione la situazione diventa un’altra volta allarmante.

Complice come sempre la crisi economica e lo stato di malessere delle popolazioni isolane che hanno perso tutto e non hanno nessuna prospettiva per alleviare il loro triste stato, la delinquenza riassume proporzioni gigantesche, il sequestro di persona diventa il reato più comune, alcune volte in mano ai banditi sono anche quattro sequestrati, e le forze dell’ordine devono battersi contro un vero esercito che possiede armi più potenti e moderne delle loro.

 

 

 

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